Qualche tempo fa erano state diffuse le anticipazioni della sua intervista al quotidiano giapponese World Soccer Digest nella quale tra le altre cose definiva ingiusto l’esonero deciso dall’Inter. Oggi siamo in grado di dare conto in maniera più estesa delle dichiarazioni di Walter Mazzarri, cacciato dalla società nerazzurra a novembre scorso.
Il tecnico toscano si è detto convinto di essere stato il migliore allenatore in Italia negli ultimi 10 anni (dimenticandosi forse della crescita di Antonio Conte, dall’Arezzo in B al triplice scudetto con la Juve):
Se penso al mio cammino, non so chi in Italia negli ultimi 10 anni abbia realmente fatto meglio di me e lo dico tenendo presente il punto di partenza e non di arrivo. Conquistare la qualificazione in Champions e vincere la Coppa Italia nella stessa stagione è un risultato clamoroso ma ottenere la salvezza con la Reggina partendo da -15 in classifica, dove il giocatore più pagato guadagnava 300 mila euro l’anno lo è altrettanto. La gavetta costa ma alla fine paga. Acireale, Pistoiese, Livorno, Reggina, Sampdoria, Napoli e Inter: ecco il mio percorso di autodidatta, sempre con poco budget a disposizione, e se mi devo riconoscere un pregio, è la capacità di spingere tutti oltre il limite a partire da me stesso.
Quindi il bilancio della sua esperienza all’Inter, non senza riferimento polemico al fatto che quando è stato esonerato la squadra fosse a meno cinque punti dalla terza in classifica (mentre ora il distacco è raddoppiato):
L’anno scorso avevo preso una squadra alla fine di un ciclo e che arrivava da una stagione disastrosa nella quale si era classificata al nono posto in campionato. Doveva essere l’anno della riprogrammazione, visto che c’erano 9 giocatori a scadenza e un tetto ingaggi ridotto rispetto al passato. Abbiamo conquistato un buon quinto posto e siamo tornati in Europa League, con i giusti presupposti per rilanciarci verso l’obiettivo massimo di questo campionato che era il terzo posto con conseguente qualificazione in Champions. E devo dire che se me l’avessero consentito sono certo che tale traguardo non ci sarebbe sfuggito. Eravamo a soli 5 punti dalla terza quando sono stato cacciato. Inoltre avevo dei dati statistici importanti che avvaloravano ulteriormente questa mia convinzione senza dimenticare che stavo recuperando titolari importanti dopo aver iniziato la stagione senza 12 reduci dal Mondiale e con molti infortunati.
Insomma, giustificazioni e la convinzione che con lui in panchina l’Inter avrebbe centrato l’obiettivo della qualificazione ai preliminari di Champions League. Mazzarri ha anche fatto intendere che le sue richieste di mercato non siano state accontentate dalla società:
L’unica cosa che posso dire è che mi sarebbe piaciuto come progetto tattico poter giocare a 4 dietro con un vertice basso a centrocampo come fa De Rossi nella Roma, due interni, e due mezze punte ad infilarsi con una punta centrale, diciamo un 4-3-2-1. In allenamento abbiamo anche provato questo tipo di situazione ma ho visto che con la rosa a disposizione non eravamo pronti.
Infine, il rapporto con Moratti, Thohir, e anche con De Laurentiis ai tempi del Napoli:
Con i presidenti è capitato che abituandoli bene si siano scordati da dove arrivavano. Mi sono accorto che lo straordinario si trasformava in risultato ordinario. Far troppo bene è rischioso perché produce una sorta di assuefazione con presidenti che hanno scambiato il troppo per la routine alla fine invece di stringermi la mano a prescindere. Anche con De Laurentis il rapporto non è sempre stato idilliaco, lo sanno prima di scegliermi, prendere o lasciare.
Mazzarri è sotto contratto con l’Inter fino al giugno 2016; nel frattempo “sto approfittando di questo periodo per migliorare il mio inglese e poi non è detto che non vada a frequentare dei corsi in un paese di lingua anglofona”. Dunque futuro in Premier League? Forse, “anche se per la mia filosofia di gioco mi attira molto anche la Liga Spagnola”. In realtà, però, non c’è “nessuna preclusione” perché “andrò dove mi porta un’idea affascinante e dove possa avere gli stimoli giusti”.
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